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La Corte dei Conti fa ''i conti'' alla Rai: 79,9 mln di perdite nel 2009

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Fonte: MF-DJ / Repubblica.it / Aduc

E
Economia

«Permangono e risultano accentuati i profili di criticità nella gestione della Rai e, primo fra tutti, il persistente sbilancio negativo tra ricavi e costi, le cui ripercussioni sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria della società stanno assumendo carattere strutturale e dimensioni preoccupanti (con una perdita di 79,9 milioni di euro nel 2009)».

E' quanto rilevato dalla Corte dei Conti al termine del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Rai per gli esercizi 2008 e 2009. Secondo la Corte, esiste ormai «l'esigenza inderogabile di rigorosi interventi di contenimento dei costi» ed è necessario, secondo quanto si legge in una nota, proseguire sulla strada della razionalizzazione del modello organizzativo della società, «accompagnato da una omogeneizzazione dei processi decisionali interni, necessaria per garantire una più fluida operatività della macchina aziendale».

La Corte dei Conti precisa che «a determinare i risultati negativi, oltre al mancato contenimento dei costi, contribuisce anche la inadeguatezza del contratto di servizio (stipulato tra il Ministero dello Sviluppo Economico e la Rai) in tema di copertura dei costi che lo svolgimento del servizio pubblico comporta».

La Rai viene inoltre messa in guardia sulle «crescenti dimensioni dell'evasione» del canone. Nella relazione, i magistrati contabili sottolineano che «gli introiti da canone di abbonamento continuano a rappresentare la più cospicua fonte di finanziamento della Rai. E tale rilevanza, considerati i presumibili effetti della crisi economica sulla raccolta pubblicitaria, è destinata ad accentuarsi». In particolare, i dati del bilancio Rai 2009, secondo la Corte, «evidenziano che l'incidenza percentuale delle entrate da canone sul totale dei ricavi aziendali è stata del 56,3%, contro il 31,4% della pubblicità e il 12,3% degli altri ricavi».

A questo proposito interviene anche l'Aduc che, partendo dalla relazione della Corte dei Conti, già nel 2007 stimava l'evasione del canone Rai in circa 1 miliardo di euro l'anno: «Secondo i dati dell'Istituto demoscopico del Governo, in Italia risultano 4.371.087 imprese; il 91,7% delle quali ha Internet e, di conseguenza, almeno un computer. Considerando solo queste ultime imprese, i canoni dovuti sarebbero 4.008.286. Ma dai dati pubblicati sul sito ad hoc della RAI risulta che i canoni speciali riscossi al 31 dicembre 2006 erano 171.554. Ammesso e non concesso che il numero di abbonati speciali riportato dalla Rai sia costituito da sole imprese, l'evasione di questo canone da parte delle imprese è apprezzabile intorno al 95,8%. Limitandosi ad applicare il canone speciale base (185,29 Euro) a quel 95,8% delle imprese, l'evasione è di 742.695.000 Euro. Se si considera che oltre alle imprese vi sono altri due milioni di lavoratori indipendenti, che il canone speciale va pagato per ciascuna sede o ufficio, e che lo stesso varia da 185,29 a 6.199,50 euro l'anno a seconda della tipologia commerciale, non ci sembra di esagerare nel valutare l'evasione come minimo sul miliardo di euro l'anno».

Peccato però - conclude l'Aduc - che «la Rai preferisca impegnare le proprie risorse per, ad esempio, far pagare due canoni per un solo televisore a chi, ha residenza nella stessa casa pur non facendo parte del medesimo nucleo famigliare anagrafico. Andare a bussare alle grandi aziende più o meno di Stato implicherebbe l'esplosione dell'assurdità di dover pagare un'imposta per un apparecchio “atto a ricevere trasmissioni tv” (quindi anche un videocitofono...), ma tanto, “buco o non buco”, paga Pantalone e poi, come privarsi della lamentela a singhiozzo dei vari amministratori Rai sul fatto che bisogna recuperare ciò che non viene pagato con questa imposta?».

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