"Chi dalla serata di venerdì a Bologna si aspetta la proclamazione di un nuovo parito rimarrà deluso". E' quanto afferma Michele Santoro presentando a Bologna la serata dal titolo 'Signori, entra il lavoro. Tutti in piedi!' per la festa nazionale per i 110 anni della Fiom.
"Chi sostiene, come alcuni giornali, che sto fondando un partito lo fa solo per screditarmi come giornalista - prosegue Santoro - non sto fondando nessun partito e non vedo perché dovrei fare il politico. Io sto solo cercando di fare il mio mestiere". "Poi - sottolinea - se ci fosse un pericolo grave per la democrazia e qualcuno mi chiedesse di dare una mano, sarebbe un mio diritto farlo ed io non rinuncio ad esercitare i miei diritti politici". "Trovo stucchevole - rimarca il giornalista - che invece di parlare di idee e progetti si parli sempre di persone. Poi di partiti ne vedo già anche troppi".
Quindi il conduttore torna sul suo passaggio a La7 che ormai sembra sempre più certo. "Quando andrò penserò a che programma fare, ma La 7 ha detto per bocca del suo amministratore delegato (Giovanni Stella) che 'Annozero' è un programma che potrebbe andare benissimo. Abbiamo già delle buone basi di partenza per introdurre qualche cambiamento utile. A La 7 avrei questa possibilità di fare un programma con un percorso creativo libero, di cambiare formula, di rivedere certe cose".
Mentre "uno dei motivi principali del mio conflitto con la Rai era il fatto che io ero fermo, congelato, in una posizione giudiziaria che non sarebbe mutata con una mia vittoria in Cassazione. Non sono mai stato legittimato come un dipendente normale della Rai, io ero in onda perché lo avevano deciso i giudici e sarebbe sempre stato così". "Questo è il motivo per cui li ho posti di fronte alla necessità di sciegliere e loro hanno scelto, il direttore generale e il presidente della Rai, checché ne dica, perché alle volte ha delle amnesie - rimarca Santoro - e di conseguenza ho scelto di andarmene".
Ma anche La 7, secondo il conduttore, deve migliorare: ''Dovrebbe essere meno Telecom per essere un vero terzo polo, avere più ragioni televisive e distinte dalla società Telecom per poter giocare una partita più aperta e chiara. Non è detto che gli interessi di un grande gruppo come è Telecom coincidano con quelli televisi, ma questa è una questione che riguarda l'intero sistema editoriale italiano, riguarda il 'Corriere della Sera', in qualche maniera riguarda anche 'La Repubblica'".
"Noi non abbiamo un sistema con editori puri come può essere considerato Murdock, poi lo chiamo 'lo squalo' e quindi anche lì forse c'è qualche punto da chiarire nel suo comportamento - prosegue Santoro che però aggiunge - è evidente che La 7 il suo percorso lo sta facendo, magari dentro l'area ancora condizionata dal conflitto di interessi, ma lo sta facendo".