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Caso Rai, Landolfi: 'L'azienda riduca sprechi e consulenze'

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Fonte: Libero

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Televisione
«In certe occasioni occorre coraggio. In una situazione come questa, di evidente crisi, la politica basata sulla logica dei piccoli passi non serve. Se vogliamo dare ai cittadini, e alla politica, la sensazione che sulla Rai si fa sul serio, occorrono sia la cura dimagrante, sia quella ricostituente».
 
Mario Landolfi, presidente della commissione di Vigilanza Rai, ex ministro delle Comunicazioni nel governo Berlusconi, non sembra sorpreso dal piano messo a punto dal direttore generale, Claudio Cappon. Se fosse per lui, che sogna una Rai efficiente e competitiva, la lotta agli sprechi sarebbe il primo punto all'ordine del giorno. Non a caso alcune settimane fa Landolfi ha inviato una lettera al direttore generale, Claudio Cappon, per conoscere i dati relativi alle retribuzioni dei direttori, dei vicedirettori, e degli altri dipendenti della Rai aventi la qualifica di dirigente, ma anche «le tipologie e il numero delle consulenze professionali delle quali ha beneficiato la Rai nell'ultimo anno, nonché il dato, quanto più possibile disaggregato, riferito ai relativi oneri».
 
Presidente, questo piano potrebbe essere un punto di partenza verso una Rai più competitiva?
«Se si tratta di una lotta agli sprechi fatta seriamente, mi sta bene. Però non possiamo gettare la croce addosso a chi amministra la Rai, la politica deve fare la sua parte. Bisogna creare un clima dentro al quale si possa lavorare per rilanciare il servizio pubblico».
 
Non mi sembra che a sinistra la pensino proprio così...
«Per questa ragione sono disposto a discutere di tutto. Anzi al leader del Pd, Walter Veltroni, chiedo di fare chiarezza su questa materia. Dica cosa vuol fare e metta nell'agenda delle riforme il capitolo Rai. La conosce benissimo. E disposto a parlare di regole, di governance e altro ancora?».

La sua idea qual è?
«Prima di tutto bisognerebbe mettere il canone all'asta, superando la logica del conflitto d'interessi. Chi è più bravo vince. Poi dovremmo puntare sul contratto di servizio, basato sull'innovazione e la lotta agli sprechi. Già così avremmo una Rai più forte e competitiva».
 
E la legge Gentiloni va in questa direzione?
 «Assolutamente no, serve solo a far rientrare dalla finestra quella presenza politica che la sinistra vorrebbe far uscire dalla porta. La sinistra considera la Rai argenteria di famiglia. Hanno ancora il senso del possesso».
 
Lei parla di cura ricostituente, che significa?
«Maggior efficienza e competitività. Prenda il caso dell'incidente nella metro a Roma. Quelli di Sky sono arrivati per primi. La Rai deve muovere i carri armati, i blindati, le truppe scelte, quando gli altri usano mezzi d'assalto leggeri e agili».
 
Insomma deve dimagrire per poter correre?
«Così com'è rischia di fare la fine dell'invincibile armata che venne battuta dalla flotta inglese. La Rai di oggi è troppo ingessata, bloccata, manca di agilità per affrontare la doppia sfida del futuro».
 
E quali sono queste sfide?

«Il confronto con il mercato, che non vuol dire Mediaset ma piattaforma digitale, e innovazione tecnologica. Non ci si può limitare ad aumentare il canone. Per rinnovarsi servono flessibilità, compressione dei costi, lotta agli sprechi e puntare sulla qualità».
 
E oggi la qualità c'è?
«Guardi, la Rai ha bisogno di essere spronata, se si aumenta il canone servono azioni conseguenti. Altrimenti la gente continuerà a non capire. E a non pagare».
 
Enrico Paoli
per "Libero"

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