Gli operatori televisivi nazionali cercano di riposizionarsi attorno ai loro business consolidati. Accordi e alleanze sono all'ordine del giorno, soprattutto sulle piattaforme digitali, su quella satellitare e quella terrestre, ma anche per la tv via internet.
La Rai può tornare a giocare un ruolo da protagonista nel nuovo scenario, nonostante il terreno perduto nel digitale e l'assenza dalla pay tv. Ma può farlo se il rinnovo del vertice, tra settembre e ottobre, non accrescerà le turbolenze interne all'azienda e le interferenze del sistema politico-istituzionale.
Sul "piatto", innanzitutto, c'è l'intesa di massima raggiunta tra Rai e Sky su Olimpiadi e Mondiali di calcio. La Rai ha i diritti, per tutte le piattaforme, dei Mondiali 2010 e 2014. Sky li ha per le prossime due Olimpiadi, quella invernale del 2010 e quella estiva di Londra del 2012.
L'intesa di massima prevede che la Rai possa disporre di circa 250-300 ore di ciascuna Olimpiade mentre, per i Mondiali, Sky avrebbe tutti gli incontri ma il servizio pubblico, come minimo, deve comunque trasmettere tutti gli incontri della nazionale italiana più semifinali e finale. In aggiunta, la Rai riscuoterebbe 120-130 milioni da Sky, frutto della differenza tra la valutazione dei diritti pay dei Mondiali e quelli in chiaro delle Olimpiadi.
Ma a Viale Mazzini, e non solo, c'è chi non vede di buon occhio questo accordo. I motivi? Sky deve comunque cedere, entro un certo numero di mesi prima dell'inizio di ciascuna Olimpiade, i diritti a una tv generalista che copra il 90% della popolazione. Altrimenti torneranno al Cio.
A giugno 2009, poi, scade il contratto Sky-RaiSat: avere ancora aperta la trattativa sui Mondiali potrebbe consentire alla Rai di siglare un accordo più favorevole, che preveda più canali e magari una partnership produttiva. Infine, a intesa siglata Sky sarebbe l'unica piattaforma ad avere l'esclusiva della trasmissione integrale dei maggiori eventi sportivi del prossimo quinquennio.
L'accordo dovrà essere esaminato dal Cda della Rai a partire da metà settembre, e potrebbe essere siglato verso novembre ma c'è l'incognita del nuovo vertice. Le questioni aperte dall'intesa Rai-Sky riguardano la concorrenza tra le piattaforme. La transizione dalla tv analogica a quella digitale terrestre, infatti, "avvicina" Rai e Mediaset in competizione a Sky. C'è poi un dato fondamentale di cui tener conto: a partire dalla Sardegna, i due poli televisivi si ritroveranno con sei reti digitali a testa. Un numero impensabile in qualsiasi altro mercato europeo.
Il digitale terrestre è la piattaforma prioritaria per la Rai e per Mediaset. Se non decolla Tivù, la "Sky" digitale terrestre che doveva riunire tutti gli operatori. sono stati fatti Dassi avanti per lanciare una piattaforma satellitare complementare al digitale terrestre, dalla quale offrirne i canali gratuiti.
L'ultima è Rai4, un progetto coraggioso e intelligente di Carlo Freccero, che dovrebbe avere più risorse a disposizione. Non è stato ancora scelto l'operatore satellitare per i 26 canali: si è pensato ad Astra, dopo aver rifiutato l'offerta di Eutelsat per un satellite per il quale bisogna applicare un secondo ricevitore nella parabola; forse ci si "accomoderà" sul satellite a 13 gradi est di Eutelsat, da cui trasmette Sky.
Sky teme che, prima o poi, su quella piattaforma salgano i canali a pagamento di Mediaset Premium. Quelli sui quali la trattativa Sky-Mediaset è affondata. Sky, per la prima volta dal suo avvio, non può offrire ai suoi abbonati tutti i prodotti delle majors, così come non ha potuto offrire gli Europei di calcio. Rai e Mediaset potrebbero prima o poi far uscire i loro canali in chiaro dalla piattaforma satellitare, tagliando i ponti con il gruppo guidato da James Murdoch.
La Rai, infine, si interroga sulla pay tv: l'integrazione al Piano industriale 2008-2010, che il Cda deve ancora discutere, dà una risposta chiara: secondo i suoi dirigenti, l'azienda non può entrare sul mercato come terzo operatore a pagamento. Non a caso, La 7 sta uscendo dal mercato. Risultato: la Rai deve scegliere l'alleato. E deve tener presente che se l'attuale Governo durerà cinque anni, il passaggio al digitale terrestre, regione per regione, sarà accelerato e arriverà sino in fondo.
Con 12 reti digitali, ciascuna delle quali in grado di offrire sei canali a standard normale - e la cessione del 40% della capacità trasmissiva limitata a una rete Rai e due Mediaset - i due poli tv possono occupare le nicchie più redditizie del mercato, oltre a sperimentare la tv mobile e l'Alta definizione.
E dovranno farlo da operatori di tali reti e editori allo stesso tempo: è il limite più grave del "modello Sardegna" definito dal precedente Governo insieme all'Agcom e "sbandierato" davanti alla commissione Uè dall'attuale Governo. Rai e Mediaset, oltretutto, da fine novembre, potranno fare autopromozione sulle proprie reti analogiche a favore dei propri canali digitali, senza inserirla nell'affollamento.
Marco Mele
per "Il Sole 24 Ore"
(09/08/08)