Da sabato su Sky c'è ''Baby Tv'', la televisione dei poppanti
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: La Stampa
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Sky Italia
Ecco, ci mancavano soltanto loro. I lattanti. I bambini dagli zero ai tre anni. Poiché le immagini in movimento della televisione comunque li cullano e li chetano, a prescindere dai contenuti, adesso non potranno più lamentarsi, frignando, di non avere una rete dedicata: sabato arriva sul canale 620 di Sky la nuova Baby Tv. Nata in Israele nel 2003, fondata da Lilian Talit e Ron Isaak, nel 2007 ha cominciato a trasmettere in Gran Bretagna. Nell?ottobre 2008 è stata acquistata da Fox e adesso c?è l?approdo italiano. La programmazione è completamente priva di pubblicità e di informazioni commerciali di alcun tipo.
 «Tutti i contenuti - assicurano alla rete - sono prodotti e realizzati con la consulenza e la supervisione di un pool internazionale di psicologi dell?età evolutiva e dello sviluppo infantile. Coinvolti fin dalla prima fase di ideazione di ogni programma, gli esperti ne definiscono gli obiettivi, apprendimento e svago, ne seguono la creazione e controllano la metodologia di insegnamento, l?efficacia dei testi, dei colori e delle musiche».
Questa fascia di età non è monitorata dagli ascolti. I bebè non sono considerati possibili acquirenti. E nemmeno suggeritori di acquisti. Loro no. Ma i genitori? Non ci sarà proprio nessun tipo di pubblicità , anche subliminale, tra le pieghe della programmazione? Ammettiamo di no. Ma poiché nessuna rete tv nasce per beneficenza, per amore del prossimo, per aiutare le mamme e i papà gravati dal lavoro e dalla crisi, dov?è sta l?interesse? C?è una parola per rispondere, è cacofonica, brutta ma realistica: fidelizzazione. Intanto dei genitori: se vuoi avere quel canale lì, così politicamente e bambinamente corretto, una vera rete educativa come si usava una volta; se vuoi avere un sostegno («non una baby sitter elettronica, per carità », inorridiscono i responsabili) per dare informazioni ai più piccoli e intanto tenerli buoni, devi abbonarti a Sky. Si sa, una cosa tira l?altra, un pacchetto ne promuove un altro.
Qui si promette «una programmazione innovativa che favorisca nel bambino l?apprendimento e la consapevolezza di sé, stimolando la creatività e sviluppando la capacità d?immaginazione». Che bella sicurezza per i genitori, che bello stimolo. Non solo. La «fidelizzazione» comincia a gettare le sue radici nelle fertilissime, plasmabilissime zucche dei bebè. Che ancora più precocemente si abituano a conoscere il mondo attraverso il filtro della tivù. Perfetti clienti di domani. D?altronde, le svariate indagini statistiche sul rapporto che lega i bambini al piccolo schermo hanno una costante: la tivù è una seconda scelta in assenza di genitori, coetanei, giochi e sport. E dall?ultima indagine Istat emerge che il 96% dei bambini italiani in età prescolare guarda la tv. Come dire: tanto vale realizzare un progetto che getti il cuore oltre l?ostacolo.
Protesta il Moige: «Non si discute sui contenuti dei programmi - afferma Elisabetta Scala, presidente nazionale - ma vogliamo richiamare l?attenzione sui gravi rischi inerenti la crescita fisica e psicologica di neonati e bambini fino ai 36 mesi».Ma da Sky si replica che il nuovo canale andrà ad integrare un segmento nel quale è già attivo da anni un canale Rai, Raisat YoYo.
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Ma che cosa c?è, dentro Baby Tv? Ci sono programmi dai ritmi distesi e dai dialoghi semplici. Molto ripetuti, essendo l?iterazione uno dei principi base non solo della comicità , ma anche di tutto il mondo dello spettacolo. Anche dell?apprendimento. Ogni episodio dura pochi minuti: e da questo particolare la tv per grandi avrebbe molto da imparare. Tutte le trasmissioni offrono idee per giochi da fare insieme, tra bambini e con i genitori, storie da inventare, canzoni da condividere. Di giorno, musica, colori, animali, numeri da imparare, da scoprire, da conoscere. La sera, immagini e musiche più rilassanti, adatte a conciliare la nanna. E insomma: si può fare tutto, e questa Baby rete sarà fatta benissimo. Però che tristezza, questo nostro bambino moderno gattonante di fronte alla tv maestra: buona, cattiva, chissà .
 Alessandra Comazzi
per "La Stampa"
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