Ambrogetti (Dgtvi): 'Se il digitale a Torino non arriva colpa delle antenne'
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: La Stampa Torino
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Digitale Terrestre
Tutti i network nazionali hanno convertito senza problemi il segnale analogico in digitale. Le trasmissioni digitali si vedono o non si vedono: non c?è via di mezzo». Andrea Ambrogetti è presidente del Consorzio Dgtvi che ha gestito la trasformazione analogico-digitale.
Che cosa significa «non c?è via di mezzo»? Se continuano ad arrivare così tante segnalazioni di problemi, evidentemente non tutto è andato liscio. Che cosa risponde?
«Il segnale digitale arriva o non arriva. Se ci sono problemi di ricezione dipendono dagli utenti. Mi spiego: non voglio dire che è colpa dei cittadini che non sanno sintonizzare i decoder, dico che probabilmente ci sono antenne che per vetustà o per filtri troppo vecchi non ricevono o ricevono i canali a singhiozzo».
Sessantasei Comuni piemontesi sono senza tivù. Il 25 per cento di quelli montani è oscurato; cento ripetitori dovranno essere installati a spese delle Comunità. Non si poteva programmare meglio il passaggio?
«Quello dei ripetitori è un problema reale. Il guaio è che, in Piemonte, ci siamo trovati di fronte a decine di impianti non conosciuti: antenne messe proprio da Comuni o Comunità montane per potenziare i segnali per i residenti. Ma la Rai non sapeva che esistessero, e il ministero neppure».
Ancor grazie che hanno provveduto le realtà locali...
«Certo, è stato un servizio lodevole. Ma voglio dire che, non conoscendo l?esistenza di questi impianti, non è stato possibile predisporre un piano di conversione completo. Ora è stato fatto anche questo».
Molte zone montane non ricevono più il segnale, anche quando prima del passaggio qualcosa in tivù si vedeva. Bella evoluzione. Che speranze hanno?
«Nelle zone quasi irraggiungibili dove esisteva comunque un impianto venivano trasmessi al massimo uno o due canali locali. Per avere l?intera offerta televisiva quei residenti avranno dovuto attrezzarsi in questi anni di satellite. Bene, possono comprare un decoder satellitare e collegarsi alla stessa parabola».
Ammettiamolo, presidente. Finora, più che le grandi potenzialità del digitale terrestre, abbiamo sperimentato le difficoltà a sintonizzare, risintonizzare, ordinare canali. Sempre ammesso che si trovino...
«Questo è un problema che si potrebbe affrontare con una rete di assistenza in loco. So che la Regione Piemonte ha avviato iniziative. In Trentino, ad esempio, c?è un servizio di assistenza a domicilio. Mi rendo conto, però, che a Torino è più complicato, viste le dimensioni della città».
Resta il fatto che, per il cittadino, le grandi potenzialità non sono ancora tangibili. Concorda?
«No, sono almeno tre le potenzialità immediatamente verificabili: la tivù si vede e si sente meglio, perché il segnale è più ?pulito?. C?è stata una moltiplicazione dell?offerta: dai tre canali Rai di prima siamo oggi a 12 canali, e da 12 canali nazionali gratuiti siamo passati a 35».
Terzo vantaggio?
«La televisione si potrà utilizzare in modo diverso, interattivo».
Le proteste dei lettori, sul nostro sito, continuano...
«Le richieste al numero verde, invece, stanno diminuendo. Segno che i problemi prevedibili dei primi giorni si sono ridotti».
L?Europa ci aveva dato fino al 2012 di tempo per metterci in regola. Non conveniva aspettare e organizzare tutto con più attenzione? Che fretta c?era?
«Non sarebbero cambiate le cose, mi creda. E proprio per rispettare la scadenza ultima abbiamo creato un calendario per il passaggio analogico-digitale».
Forse con più calma il Piemonte avrebbe avuto meno problemi. Non crede?
«La situazione del Piemonte è molto particolare: ci sono oltre 1500 impianti, avete una marea di emittenti locali. Anche questo dev?essere considerato».
Come dovrebbe essere considerato che ogni decoder costa, e molti, soprattutto anziani, protestano per la spesa forzata. Senza considerare la moltiplicazione dei telecomandi e il fatto che i videoregistratori e i registratori dvd hanno anch?essi bisogno di decoder. Che cosa risponde?
«Poco più del 15 per cento degli aventi diritto ha usufruito del bonus statale; non credo che la questione costi sia così reale».
Che cosa significa «non c?è via di mezzo»? Se continuano ad arrivare così tante segnalazioni di problemi, evidentemente non tutto è andato liscio. Che cosa risponde?
«Il segnale digitale arriva o non arriva. Se ci sono problemi di ricezione dipendono dagli utenti. Mi spiego: non voglio dire che è colpa dei cittadini che non sanno sintonizzare i decoder, dico che probabilmente ci sono antenne che per vetustà o per filtri troppo vecchi non ricevono o ricevono i canali a singhiozzo».
Sessantasei Comuni piemontesi sono senza tivù. Il 25 per cento di quelli montani è oscurato; cento ripetitori dovranno essere installati a spese delle Comunità. Non si poteva programmare meglio il passaggio?
«Quello dei ripetitori è un problema reale. Il guaio è che, in Piemonte, ci siamo trovati di fronte a decine di impianti non conosciuti: antenne messe proprio da Comuni o Comunità montane per potenziare i segnali per i residenti. Ma la Rai non sapeva che esistessero, e il ministero neppure».
Ancor grazie che hanno provveduto le realtà locali...
«Certo, è stato un servizio lodevole. Ma voglio dire che, non conoscendo l?esistenza di questi impianti, non è stato possibile predisporre un piano di conversione completo. Ora è stato fatto anche questo».
Molte zone montane non ricevono più il segnale, anche quando prima del passaggio qualcosa in tivù si vedeva. Bella evoluzione. Che speranze hanno?
«Nelle zone quasi irraggiungibili dove esisteva comunque un impianto venivano trasmessi al massimo uno o due canali locali. Per avere l?intera offerta televisiva quei residenti avranno dovuto attrezzarsi in questi anni di satellite. Bene, possono comprare un decoder satellitare e collegarsi alla stessa parabola».
Ammettiamolo, presidente. Finora, più che le grandi potenzialità del digitale terrestre, abbiamo sperimentato le difficoltà a sintonizzare, risintonizzare, ordinare canali. Sempre ammesso che si trovino...
«Questo è un problema che si potrebbe affrontare con una rete di assistenza in loco. So che la Regione Piemonte ha avviato iniziative. In Trentino, ad esempio, c?è un servizio di assistenza a domicilio. Mi rendo conto, però, che a Torino è più complicato, viste le dimensioni della città».
Resta il fatto che, per il cittadino, le grandi potenzialità non sono ancora tangibili. Concorda?
«No, sono almeno tre le potenzialità immediatamente verificabili: la tivù si vede e si sente meglio, perché il segnale è più ?pulito?. C?è stata una moltiplicazione dell?offerta: dai tre canali Rai di prima siamo oggi a 12 canali, e da 12 canali nazionali gratuiti siamo passati a 35».
Terzo vantaggio?
«La televisione si potrà utilizzare in modo diverso, interattivo».
Le proteste dei lettori, sul nostro sito, continuano...
«Le richieste al numero verde, invece, stanno diminuendo. Segno che i problemi prevedibili dei primi giorni si sono ridotti».
L?Europa ci aveva dato fino al 2012 di tempo per metterci in regola. Non conveniva aspettare e organizzare tutto con più attenzione? Che fretta c?era?
«Non sarebbero cambiate le cose, mi creda. E proprio per rispettare la scadenza ultima abbiamo creato un calendario per il passaggio analogico-digitale».
Forse con più calma il Piemonte avrebbe avuto meno problemi. Non crede?
«La situazione del Piemonte è molto particolare: ci sono oltre 1500 impianti, avete una marea di emittenti locali. Anche questo dev?essere considerato».
Come dovrebbe essere considerato che ogni decoder costa, e molti, soprattutto anziani, protestano per la spesa forzata. Senza considerare la moltiplicazione dei telecomandi e il fatto che i videoregistratori e i registratori dvd hanno anch?essi bisogno di decoder. Che cosa risponde?
«Poco più del 15 per cento degli aventi diritto ha usufruito del bonus statale; non credo che la questione costi sia così reale».
Marco Accossato
per "La Stampa Ed. Torino"
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