Romani: 'Possibile anticipo, l'Italia all'avanguardia per il digitale terrestre'
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Digital-Sat (com.stampa)
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Digitale Terrestre
Questa mattina ha preso ufficialmente il via BBF/EXPO COMM ITALIA, la manifestazione sull?innovazione tecnologica organizzata da EJ Krause e Fiera Roma, in programma alla Fiera di Roma fino a domani.
La prima giornata di conferenze e incontri dedicati all?ICT ha visto la partecipazione di Paolo Romani, Vice Ministro allo Sviluppo Economico, Mauro Cutrufo, Vice Sindaco del Comune di Roma, Roberto Napoli, Commissario AGCOM, Stefano Pileri, Presidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Andrea Ambrogetti, Presidente DGTVi, Roberto Bosi, Presidente Fiera Roma, e Mary Ann Krause, Vice Chairman of the Board of Directors di E.J. Krause, ed ha avuto come argomento principe il digitale terrestre, tema caldo nei giorni dello switch off del Lazio.
«Per l?Italia ? ha dichiarato Paolo Romani, Vice Ministro allo Sviluppo Economico ? il digitale è una tecnologia non ?semplice?; negli USA la transizione è stata meno ?dolorosa? perché gli statunitensi hanno diverse strutture tecnologiche e mentalità. Da noi, il passaggio al digitale è stato graduale e accompagnato da un?attività di comunicazione; a fine dicembre sarà digitalizzato il 30% del Paese e sono stati corrisposti contributi per circa 1mln di euro per i decoder. In base alle ultime proiezioni, è possibile che la digitalizzazione dell?Italia venga anticipata al 2011».
Secondo dati DGTVi, il 30% circa della popolazione italiana è stato coinvolto nel passaggio al digitale terrestre in 90 giorni. Sono stati venduti quasi 21 milioni di decoder di cui 1,7mln nel Lazio nel solo mese di settembre. La penetrazione della nuova tecnologia ha già coinvolto il 51% delle famiglie italiane, e ha superato come dati di ascolto il satellite: il 21,4% della popolazione (lo scorso settembre, era il 4%) usa il digitale terrestre, il 15,4% il satellite. Il digitale ha già coinvolto 5 regioni, 2085 comuni, 6,2 mln di famiglie (per un totale di 16 milioni di persone), 279 emittenti televisive e 6170 impianti per la trasmissione del nuovo segnale. Nel Lazio, è stato coinvolto il 91% delle famiglie (manca una parte del litorale di Latina) e il disagio registrato nei primi giorni dello switch off è sceso dal 20% al 5%. In base a questi dati e alle previsioni sulla Campania (dove circa l?80% della popolazione è passata al digitale dopo lo switch over) si stima che l?Italia potrebbe anticipare al 2011 la digitalizzazione dell?intero territorio, inizialmente prevista per il 2012.
Interessanti anche i dati sulla situazione internazionale che vede l?Italia fare la parte del leone con 6,8 mln di famiglie già coinvolte nel passaggio al digitale contro le 5,1 della Spagna, le 4,8 del Regno Unito e le 100 mila della Francia. In Francia, nonostante la crisi, 7 famiglie su 10 si sono dotate di un decoder, mentre in Gran Bretagna, dove sono stati investiti 250mln di euro per la comunicazione, 2mln di famiglie su 27 sono migrate alla nuova piattaforma. Sempre nel Regno Unito, il 90% della popolazione ha un decoder e, nelle zone dove è stato effettuato lo switch off, solo lo 0,1% dei telespettatori ha riscontrato difficoltà nella sintonizzazione dei canali.
Il digitale terrestre sta diventando la piattaforma universale di riferimento tranne nelle zone dove l?assenza di segnale viene compensata dal satellite. Per i decoder è stata chiesto di dare regole chiare affinché siano venduti prodotti conformi a una serie di funzionalità. Sul mercato, infatti, sono andati alcuni tipi di decoder che davano problemi nelle operazioni di sintonizzazione, di ri-sintonizzazione automatica e con il sistema LCN che assegna automaticamente le posizioni delle emittenti televisive sul telecomando. Su questo punto, è acceso il dibattito tra emittenti nazionali e locali che, diventate dei veri e propri operatori, chiedono maggiore partecipazione nell?organizzazione della nuova piattaforma televisiva.
Al momento si discute una soluzione proposta da DGTVi e al vaglio dell?Agcom. I canali dall?uno al nove dovrebbero andare agli ex analogici nazionali (Rai, Mediaset, La 7 e Rete A), quelli dal 10 al 19 alle principali emittenti locali, quelle dal 20 al 49 ai nuovi canali nazionali divisi per area tematica: bambini, generalisti, spot e informazione. Dal 50, invece, si dovrebbe tornare alle emittenti locali.
Un?altra discussione aperta riguarda il coinvolgimento delle imprese italiane nella trasformazione televisiva. Si stima che nel 2012 saranno stati spesi circa 4 miliardi di euro per decoder e televisori integrati; di questa cifra solo un terzo andrà a imprese italiane.
Infine, è stata aperta la questione sui servizi digitali. Le case italiani si sono trasformate in veri e propri ricevitori di dati con circa 1,2 gigabit di dati al secondo trasmessi. Nonostante questa capacità, le trasmissioni in HD sono quasi inesistenti e manca totalmente l?interattività che la nuova piattaforma televisiva potrebbe garantire.
La prima giornata di conferenze e incontri dedicati all?ICT ha visto la partecipazione di Paolo Romani, Vice Ministro allo Sviluppo Economico, Mauro Cutrufo, Vice Sindaco del Comune di Roma, Roberto Napoli, Commissario AGCOM, Stefano Pileri, Presidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Andrea Ambrogetti, Presidente DGTVi, Roberto Bosi, Presidente Fiera Roma, e Mary Ann Krause, Vice Chairman of the Board of Directors di E.J. Krause, ed ha avuto come argomento principe il digitale terrestre, tema caldo nei giorni dello switch off del Lazio.
«Per l?Italia ? ha dichiarato Paolo Romani, Vice Ministro allo Sviluppo Economico ? il digitale è una tecnologia non ?semplice?; negli USA la transizione è stata meno ?dolorosa? perché gli statunitensi hanno diverse strutture tecnologiche e mentalità. Da noi, il passaggio al digitale è stato graduale e accompagnato da un?attività di comunicazione; a fine dicembre sarà digitalizzato il 30% del Paese e sono stati corrisposti contributi per circa 1mln di euro per i decoder. In base alle ultime proiezioni, è possibile che la digitalizzazione dell?Italia venga anticipata al 2011».
Secondo dati DGTVi, il 30% circa della popolazione italiana è stato coinvolto nel passaggio al digitale terrestre in 90 giorni. Sono stati venduti quasi 21 milioni di decoder di cui 1,7mln nel Lazio nel solo mese di settembre. La penetrazione della nuova tecnologia ha già coinvolto il 51% delle famiglie italiane, e ha superato come dati di ascolto il satellite: il 21,4% della popolazione (lo scorso settembre, era il 4%) usa il digitale terrestre, il 15,4% il satellite. Il digitale ha già coinvolto 5 regioni, 2085 comuni, 6,2 mln di famiglie (per un totale di 16 milioni di persone), 279 emittenti televisive e 6170 impianti per la trasmissione del nuovo segnale. Nel Lazio, è stato coinvolto il 91% delle famiglie (manca una parte del litorale di Latina) e il disagio registrato nei primi giorni dello switch off è sceso dal 20% al 5%. In base a questi dati e alle previsioni sulla Campania (dove circa l?80% della popolazione è passata al digitale dopo lo switch over) si stima che l?Italia potrebbe anticipare al 2011 la digitalizzazione dell?intero territorio, inizialmente prevista per il 2012.
Interessanti anche i dati sulla situazione internazionale che vede l?Italia fare la parte del leone con 6,8 mln di famiglie già coinvolte nel passaggio al digitale contro le 5,1 della Spagna, le 4,8 del Regno Unito e le 100 mila della Francia. In Francia, nonostante la crisi, 7 famiglie su 10 si sono dotate di un decoder, mentre in Gran Bretagna, dove sono stati investiti 250mln di euro per la comunicazione, 2mln di famiglie su 27 sono migrate alla nuova piattaforma. Sempre nel Regno Unito, il 90% della popolazione ha un decoder e, nelle zone dove è stato effettuato lo switch off, solo lo 0,1% dei telespettatori ha riscontrato difficoltà nella sintonizzazione dei canali.
Il digitale terrestre sta diventando la piattaforma universale di riferimento tranne nelle zone dove l?assenza di segnale viene compensata dal satellite. Per i decoder è stata chiesto di dare regole chiare affinché siano venduti prodotti conformi a una serie di funzionalità. Sul mercato, infatti, sono andati alcuni tipi di decoder che davano problemi nelle operazioni di sintonizzazione, di ri-sintonizzazione automatica e con il sistema LCN che assegna automaticamente le posizioni delle emittenti televisive sul telecomando. Su questo punto, è acceso il dibattito tra emittenti nazionali e locali che, diventate dei veri e propri operatori, chiedono maggiore partecipazione nell?organizzazione della nuova piattaforma televisiva.
Al momento si discute una soluzione proposta da DGTVi e al vaglio dell?Agcom. I canali dall?uno al nove dovrebbero andare agli ex analogici nazionali (Rai, Mediaset, La 7 e Rete A), quelli dal 10 al 19 alle principali emittenti locali, quelle dal 20 al 49 ai nuovi canali nazionali divisi per area tematica: bambini, generalisti, spot e informazione. Dal 50, invece, si dovrebbe tornare alle emittenti locali.
Un?altra discussione aperta riguarda il coinvolgimento delle imprese italiane nella trasformazione televisiva. Si stima che nel 2012 saranno stati spesi circa 4 miliardi di euro per decoder e televisori integrati; di questa cifra solo un terzo andrà a imprese italiane.
Infine, è stata aperta la questione sui servizi digitali. Le case italiani si sono trasformate in veri e propri ricevitori di dati con circa 1,2 gigabit di dati al secondo trasmessi. Nonostante questa capacità, le trasmissioni in HD sono quasi inesistenti e manca totalmente l?interattività che la nuova piattaforma televisiva potrebbe garantire.
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