Avremmo voluto quest?oggi usare questo spazio per dare un nostro primo giudizio all?operazione Cielo, ma i fatti di ?cronaca? ben noti ce lo hanno impedito. Ragion per cui non cambiamo l?oggetto della nostra analisi, che sarà però incentrata sull?intricata vicenda della mancata autorizzazione. Tutto questo nel nostro VENERDÌTORIALE di oggi.
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«Non manderemo fallita Mediaset? nel breve periodo», queste parole attribuite a Gary Davey (general manager di Cielo, nella foto a sinistra con Natasha Stefanenko) venivano riportate da agenzie di stampa e quotidiani dopo la imperiosa conferenza stampa dello scorso 26 novembre. Qualcuno, per parafrasarlo, ha detto che è stata Mediaset ad aver fatto fallire la partenza di Cielo.
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Ovviamente è un giudizio semplicistico, giuridicamente impossibile ma pensato da molti e scritto ? indirettamente ? da qualche quotidiano. Le cose però non sono andate proprio così, se prendiamo per buona la lunga e dettagliata spiegazione che del caso ha fatto il viceministro Paolo Romani, al cui dipartimento la richiesta di autorizzazione è pervenuta solo il 2 novembre scorso, esattamente un mese prima della prevista partenza del canale, quando per legge il tempo massimo necessario per ottenere il lasciapassare può arrivare fino a 60 giorni, senza dimenticare gli ulteriori 30 giorni in caso di necessità istruttorie.
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La domanda che in molti si sono fatti in questi giorni è stata: ma perché Sky non ha presentato la domanda tenendo conto di queste precise tempistiche? La risposta per quanto semplice non rende giustizia: se consideriamo infatti i 90 giorni di tempo massimo, arriviamo addirittura al 1° Settembre, un netto anticipo sulla tabella di marcia che avrebbe potuto permettere a tutti i ?concorrenti? di decidere mosse strategiche per ostacolare (secondo le regole) il successo della nuova operazione.
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Ci si chiede allora se Sky poteva pensare che il governo avrebbe potuto decidere di usare tutto il tempo a sua disposizione per decidere? E anche qui la risposta è semplice, ma non coincide con il ragionamento di Sky che ha motivato il ritardo nella consegna calcolando che normalmente autorizzazioni del genere vengono concesse in due settimane.
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Il problema forse nasce dalla loro anormalità , ma non vogliamo entrarci per non cadere anche noi nella facile trama politica che vedrebbe contrapposti da un lato il governo Berlusconi e dall?altra il nemico storico De Benedetti e il suo nuovo partner Rupert Murdoch.
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Rimanendo quindi sul lato operativo proviamo a chiederci: ma perché nella conferenza stampa non si è fatto il benché minimo accenno alla mancata autorizzazione? E come mai si è presentato in grande stile un canale pur sapendo che in quel preciso momento non poteva andare in onda? Qui la risposta non è facile come le precedenti ed è anche possibile pensare ad una strategia non ottimale messa in campo da Sky, che avrebbe forse potuto giocare la carta dell?opinione pubblica per chiarire sin da subito la sua posizione e non aspettare la sera prima del debutto per confessare la sua colpa.
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Perché in fondo la colpa non può ricadere sul ministero che ha spiegato proprio ieri i motivi del ricorso alla Commissione Europea, operazione che ha di fatto allungato i termini di risposta: nel testo della decisione così come è uscito sulla Gazzetta ufficiale dell?Unione europea il 16 aprile 2004, nella sezione ?Impegni?, al punto 225 lettera k, si parla di «dismissione delle proprietà di trasmissione terrestre digitali e analogiche di Tele+ e impegno a non intraprendere ulteriori attività di Dtt, né come rete né come operatore al dettaglio». Non si parla, dunque, ha sottolineato il viceministro Romani, «di attività a pagamento: operatore al dettaglio a casa mia vuol dire trasmettere programmi in chiaro. Per questo abbiamo chiesto lumi alla Commissione europea e siamo in attesa di una risposta». Lo stesso testo al paragrafo 255 recita: «Come complemento logico all?impegno di dismissione, Newscorp si è impegnata a non intraprendere attività di Dtt né come operatore di rete né come fornitore al dettaglio, consentendo così la nascita di operatori alternativi».
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Può questo cavillo bruciare tutto il progetto di Sky? Ne dubitiamo profondamente, ma intanto di bruciato c?è tutta la serie di pubblicità già venduta dalla concessionaria del gruppo e che verosimilmente sarà costretta a ripagare agli inserzionisti. Oltre ad una campagna promozionale che dovrà essere rifondata quando tutto sarà effettivamente pronto per la messa in onda.
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Segnaliamo infine come non sia solo Sky ad aver pagato il prezzo della mancata autorizzazione. Come riportava ieri Daily Media, lo stesso destino è toccato a MTV+ (in realtà il nome dovrebbe essere Mtv Music), il nuovo canale digitale terrestre di Mtv Italia che sarebbe dovuto partire mercoledì 2 dicembre a Roma e nelle aree di switch-off. Proprio a causa del blocco imposto a Cielo, il ministero avrebbe rallentato la concessione di altri permessi, che però nel caso di Mtv dovrebbe arrivare nel giro di qualche giorno. Almeno per loro?
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Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
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