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Gerry Scotti: 'Datemi una factory tutta per me'

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Fonte: Panorama

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Televisione
Gerry Scotti oggi è un cinquan­tenne di ottimo umore. E se l'età è ben nascosta dietro il faccione simpatico (capace, con il Chi vuol essere milionario, di trainare fino al Tg5 6 milioni 250 mila telespettatori), non può davvero dissimulare la soddisfazione per aver portato La corrida al record di ascolti: 32 per cento di share medio.

Gerry ScottiImpossibile per lui arrivare al rin­novo del contratto con la Mediaset, scadu­to lo scorso 26 maggio, con una mano di carte più belle. «Meglio di così è difficile» ammette quasi imbarazzato.

Basta però fare un passo indietro fino al­lo scorso autunno, quando fu richiamato al preserale, per ricordarsi uno Scotti di umo­re opposto. «I più petulanti hanno imma­ginato un litigio con l'azienda» ricorda. «Nessun dissapore: quella di lasciare il quiz era stata una mia decisione: dovevo occu­parmi della costruzione di Radio R101».

E i mal di pancia?
«E stata mia anche la decisione di tornare al Milionario, ma stavo facendo Paperissima, trasmissione faticosa, e ogni giorno fuori dal camerino c'era uno che mi chiedeva: sei pronto a tornare?».

Quando firmerà il rinnovo?
Entro due settimane. Mi sento un po' co­me Roberto Mancini con l'Inter: ne stiamo parlando da due anni. Non abbiamo diffi­coltà né di soldi né di «quantità di esposi­zione». Quello che invece chiedo è una sor­ta di autodeterminazione in tutto ciò che mi accadrà nei prossimi anni di carriera. Voglio una mia struttura composta dai miei autori e curatori di sempre. Capisco però che struttura è una parola che spaventa.

Struttura fa molto Rai...
Chiamiamola factory, allora. Insomma, una squadra, che si occupi non solo dei miei programmi in onda, ma anche di quelli in progetto. E che segua, per assurdo, pure chi condurla una «mia» trasmissione nei pe­riodi in cui sarò su altri progetti.

Di lei Aldo Grasso ha scritto: «Gli artisti hanno sempre bisogno di molto affetto».
Forse Grasso si riferiva a una certa disat­tenzione nella notte dei Telegatti.

Dove Fiorello vinse come personaggio tv dell'anno. Lei manco la nomination...
Fossi stato in giuria, lo avrei votato an­ch'io. Forse il fatto che abbia vinto uno che in tv ha fatto solo incursioni è un avverti­mento. Come dire: datevi una regolata per­ché il prodotto che offrite è loffio.

La famosa crisi della tv generalista.
Con i Mondiali di calcio le satellitari han­no raccolto nuove fasce di pubblico. II ma­rito si è abbonato a Sky per i Mondiali; poi la moglie si è appassionata a uno dei tanti serial di ottima qualità; quindi i figli hanno scoperto una tv più vicina a loro. E non sottovaluterei il fatto che i loro pro­grammi vanno in onda puntuali.

Il mercato è diventato più piccolo.
Da un anno la torta che Rai e Mediaset sono sempre state abituate a immaginare
del 100 per cento è diventata del 90. Nel­le serate in cui ci sono grandi eventi spor­tivi, poi, si restringe fino all'85 per cento.

Ha senso l'Auditel oggi?
Oggi avrebbe più senso un Auditel che di una trasmissione dica: «Sì, ho accettato di guardarla», ma anche «Mi sta piacendo molto o poco». Quando arriveremo al da­to numerico incrociato con questo indice di gradimento, saremo in grado di dare ai pubblicitari un valore aggiunto e ai nostri telespettatori programmi migliori. Ci sia­mo vicini, credo.

Con la Rai ha mai avuto contatti?
Difficile parlare con la Rai, Un dirigente che mi ha contattato tre anni fa ora è alle Ac­que potabili. Un altro alla Trenitalia. E poi dopo 25 anni di servizio da questa parte or­mai io e Mediaset conosciamo i rispettivi pregi e difetti. Qui sanno tutti che le scelte che farò nei prossimi anni saranno indiriz­zate tutte sulla qualità di ciò che manderò in onda e sulla qualità della mia vita.

E farci solo una capatina, in Rai? Magari per Miss Italia, o Sanremo...
Sono manifestazioni in cui le polemiche dominano rispetto al contenuto. Se il cotomo è più importante del piatto principale, non mi va di fare il cuoco. Ma ho sempre un jolly: Pier Silvio Berlusconi mi ha che se davvero un giorno volessi fare Sanremo dovrei chiederglielo personalmente.

Facciamo finta che le diano carta bianca quale potrebbe essere la «ricetta Scotti» per il Festival?
Dovrei lavorarci sopra un anno intero. Ne farei una kermesse di tre mesi, coivolgendo le radio, facendo votare la gente. In tv farei al massimo tre serate.

Lei ha fatto quasi ogni genere di gramma. Cosa le piacerebbe fare
Dopo tanti anni chiuso in studio vorrei un programma itinerante, in mezzo alla gente, legato alla terra, ai cibi. Un sogno che per ora rimane tale: non credo che per adesso vogliano mandarmi in giro per l' Italia in sidecar, come mi piacerebbe fare.

Un reality?
Non mi piace neanche la parola. Il Milionario e la Corrida sono due reality meravigliosi e autentici.

Quale programma manca a Canale 5
Qualcosa di divulgativo e non pedante. L'altro mio desiderio è diventare una sorta di David Attenborough (conduttore pioniere di seguitissimi documentari naturalistici sulla BBC, ndr) italiano. In fondo dicono che sono l'erede di Alberto Manzi...

Parliamo di certezze: l'anno prossimo che trasmissioni condurrà? "Il Milionario" è arrivato al settimo anno.
E ogni volta lo miglioriamo un po'. Nell'ultima stagione abbiamo lavorato sul taglio dei tempi morti e sulla psicologia dei  concorrenti: il programma piace di più quando hanno una bella storia dietro. Faremo più selezione a monte. E poi c'è "La Corrida": con questi risultati è difficile che non la rifaccia. Ma io e la curatrice Marina Donato sogniamo una sfida: vorremmo provarla in un'altra stagionalità, l'autunno.

Dicono che lei sotto sotto sia un David Letterman all'italiana.
Fisicamente direi più Jay Leno. Però è vero: il mio ultimo sogno è un «one show» giornaliero. Dovrei cominciare: modo un po' casereccio, magari all' ora di pranzo. Certo che ora i palinsesti sono po' stretti. Non riesco a vedere dove mi potrei infilare.
 
Gianmaria Padovani
per ?Panorama?

Gerry Scotti

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