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Luca Tiraboschi: ''La tv di qualit? Una palla!''

News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)

Fonte: Il Venerd di Repubblica

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Televisione
Luca Tiraboschi è un ex culturista che parla con l'entusiasmo di Gianni Morandi. Nel suo ufficio campeggia un Superman e non il ritratto di Goccianera, il personaggio del fumetto horror che ha inventato per Star Comics. Scrivere non è il suo mestiere, sebbene abbia già mandato in libreria tre romanzi gialli, ma una necessità, che si concede a intervalli irregolari.
 
Regolarmente, ogni mattina da ventanni, da Bergamo va a Cologno Monzese, da nove, è direttore di Italia1. Laureato in architettura con tesi su Dario Argento (precisamente sul «ruolo dello spazio nel disegno cinematografico della paura»), appassionato di modernariato, illustra la provenienza dei vari cimeli che campeggiano nel suo ufficio: là il cactus di Colorado, qui la panchina di La Talpa, là ancora la sedia di La pupa e il secchione, che torna in autunno. Roba trash che alza gli ascolti della rete più giovane e corsara di Mediaset. quest'anno arricchita dell'asso Chiambretti.
 
Proprio per questa commistione di alto e basso, a lui, direttore con passioni colte, tocca spesso il compito di giustificarsi o di argomentare sullo specifico della tv di qualità. «È una palla. Non esiste: è come gli ufo. La qualità è il buon senso, il senso del limite e del gusto. È un fatto astratto, è come un sentimento. Come fai a dire cosa è l'amore?».
 
Sì, ma tradotto, cosa proporrete in autunno?
«Tre novità: The Mentalist, Fringe e Romanzo criminale. Il primo è un crime "anti Csi": il protagonista, invece che le analisi sofisticate, usa ristinto. Fringe è la nuova serie firmata da J.J. Abrams, il padre di Lost. Romamzo criminale è la serie rivelazione dell'anno scorso. L'abbiamo coprodotta, va in seconda serata».
 
Resta il fatto che per molti La pupa e il secchione è...
«Una porcheria. Non è vero. Come tutte le cose ha più letture. È come Scene di un matrimonio di Mengacci, che tutti criticavano senza capire che era anche uno spaccato di vita di paese, della società. Mai fermarsi al primo livello, quando vado nelle scuole o nei convegni dico: diffidate di chi dice di non aver mai guardato il Grande fratello. O sono bugiardi o sono bacchettoni. L'Isola dei famosi è trash? Si, ma è talmente ben fatta che diventa di qualità».
 
I critici dicono che le reti sono un po' tutte uguali e di esperimenti in tv se ne fanno pochi.
«Un po' di appiattimento c'è, ma è causato dalla crisi. È giusto proporre certezze che rassicurino gli investitori. Ciò non vuol dire che una rete come la nostra non sperimenti. Guardi Chiambretti».
 
E lo chiama esperimento?
«Sì, è un fenomeno, però Italia 1 e Chiambretti sono un'alchimia che poteva anche non funzionare».
 
Visto il successo, le sarà scippato da Canale 5. Ma ci sarà abituato: da House ai Gialappi, quel che funziona trasloca nelle rete più forte.
«Fa parte del mio mandato. Italia 1 è una palestra dove far sviluppare i muscoli».
 
Non le rode che dopo veni'anni, anche i Gialappi se ne siano andati?
«Mi rode. Però in maniera consapevole e sana. Come quando vedi tuo figlio che, finito il liceo, va a fare l'università e cambia città. Di solito, però, chi va all'università non torna. Amici non è tornato, Zelig nemmeno, come La Fattoria».
 
RaiDue e Italia1: chi è più giovane?

«Ma non c'è paragone! Però è una domanda da articolare. Italia 1 è come Livigno. Una zona franca. Un unicum rispetto alle altre generaliste. La nostra identità di rete è la stessa nell'arco delle 24 ore perché abbiamo un filo rosso che lega tutta la programmazione. Non è solo il palinsesto a tema, ma è il concetto di flusso. RaiDue, come le altre, è disomogenea: ha X-Factor e la D'Eusanio, due mondi diversi».
 
X-Factor l'avrebbe voluto?
«No, però rivendico lo ius primae noctis. Facemmo per primi Pop star, prima ancora che nascesse Saranno Famosi di Maria De Filippi, che era su Italia 1. Le Lollipop scalarono le classifiche e poi andarono anche a Sanremo».
 
Di Sky ha detto: sopravvalutata. È più forte a livello di media che sui numeri.
«La proposta di Sky non ha nulla di diverso rispetto a quanto non c'è già nelle altre reti e questo è l'errore: un canale a pagamento, un mondo a pagamento, deve dare qualcosa che non si trova gratis altrove. Si, è vero, sull'evento loro sono forti e il profilo degli abbonati è simile a quello che abbiamo noi, un pubblico attivo. Ma sul quotidiano mi sembra una proposta francamente più gonfiata che reale. E poi perché nessuno dice mai che i soldi Sky, la tv fighetta, li fa con i film porno?»
 
L'informazione latita su Italia 1.
«Abbiamo fatto due esperimenti: uno con L'alieno di Mario Giordano e l'altro con L'Incudine di Claudio Martelli. Hanno funzionato relativamente. La volontà c'è, ma il nostro pubblico è refrattario».
 
Le tv e il caso Noemi. Forte autocensura.
«Forse abbiamo avuto più rispetto, siamo legati sentimentalmente a Berlusconi, evitiamo di mettere il coltello nella piaga. È normale».
 
Fosse stato Prodi?
«Non lo so».
 
Se dovesse scegliere fra una fiction tratta da un suo libro e un nuovo programma del secolo che lei lancia su Italia 1?
«Ovviamente dovrei dire il programma, ma il mio terzo libro, Faccia di cuore, lo avrà in visione Tim Burton...».
 
Elena Martelli
per "Il Venerdì di Repubblica"
(26/06/09)

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