Daniela Zuccoli: ''Mike soffr per la fine rapporto con Mediaset e Berlusconi''
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Apcom
"Mike era una presenza viva in questa casa, il suo vocione si sentiva ovunque, era il patriarca e comandava lui. Io poi non sono mai stata da sola: fino ai 20 anni - spiega la vedova Daniela Zuccoli a 'Vanity Fair', in edicola domani - ho vissuto con mio papà e mia mamma, dai 20 ai 60 con mio marito. Ora vivo una crisi di abbandono: di colpo è come se mi mancasse una gamba. E anche d'identità, perché sono stata sempre e solo la moglie di Mike".
Lo storico conduttore è morto a 85 anni. "Ogni tanto mi dicevo: invecchierà. Ma immaginavo lo avrebbe fatto adagio adagio, non così all'improvviso. Sono contenta per lui, perché la sua è stata la morte dei giusti, da uomo fortunato quale è sempre stato: il dottore ha detto che non ha sofferto, come se gli avessero spento di colpo la luce. Uno come lui non avrebbe sopportato non dico la malattia, ma neanche di non potersi allacciare le scarpe da solo. Per me però, che un attimo prima l'avevo visto vivo e in forma, è stato uno shock".
Erano insieme a Montecarlo. "Altra grande fortuna: poteva succedere mentre lui era al lavoro, o io scesa a comprare i giornali. Quello per noi doveva essere un weekend di relax prima che iniziasse la nuova stagione televisiva con Sky. Mike era felice come un bambino, stava benissimo: la sera a cena con gli amici aveva esagerato sia con il cibo che con lo champagne. La mattina dopo, stranamente, - ricorda - si era svegliato prima di me: mi aveva portato a letto i giornali ed era stato particolarmente tenero. Mentre facevamo colazione, è arrivata sul cellulare la foto della nostra ultima nipote, nata da due giorni, sotto la lampada per l'ittero. Mike, guardandola, ha commentato: 'Che bella, sembri tu quando prendi il sole'. È stata l'ultima cosa che ha detto. Stavo andando in bagno per pettinarmi quando nella stanza accanto ho sentito un tonfo".
Su eventuali nemici sul lavoro: "Se li aveva, glieli dovevo far notare io perché lui non si accorgeva di nulla: parlava bene di tutti, non conosceva invidia né gelosia. E l'amicizia per lui era sacra. Per questo soffrì tanto della fine del rapporto con Silvio Berlusconi. Quando aveva deciso di andare a lavorare da Silvio, lo aveva fatto pensando che fosse per sempre, perché per lui era un amico, non il presidente di Mediaset e nemmeno quello del Consiglio. Quando l'azienda ha deciso che lui non era più strategico per loro, - racconta - Mike ha tenuto il contratto di Sky fermo per due mesi sulla scrivania senza firmarlo, perché aspettava che Silvio lo chiamasse. Ma lui non l'ha chiamato. L'ha fatto solo dopo che Mike è andato da Fazio". Ma la rottura con Mediaset aveva fatto bene alla sua carriera: con Sky stava vivendo una terza giovinezza. "Si trovava benissimo: in loro abbiamo trovato una famiglia".
Di cui fa parte anche Fiorello. "Fiorello ha una bella anima, con Mike si volevano bene veramente".
Poco, invece, l'interesse per la politica: "Non era interessato alle fazioni: se Berlusconi era suo amico, non gli importava da che parte fosse, l'avrebbe sempre e comunque appoggiato. Gli sarebbe piaciuto diventare senatore a vita proprio perché era qualcosa al di fuori della logica degli schieramenti e delle lobby. È l'unica cosa che gli è mancata. Ci teneva ai riconoscimenti: li considerava una meta a cui arrivare. Gli dispiaceva vedere come per troppi giovani d'oggi l'unico obiettivo fosse quello di apparire. La Fondazione Bongiorno - conclude Zuccoli - punterà anche a questo: riportare la tv, che oggi è un mezzo diseducativo, alla sua funzione originaria di formazione, quella degli anni d'oro di Mike".
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