Vi avevamo dato conto lunedì scorso di una "singolare" iniziativa di Altroconsumo, che - come annunciato nel comunicato stampa - ha calcolato e analizzato tutti i criptaggi satellitari messi in atto dalla Rai in due mesi, dal 4 agosto al 4 ottobre scorso, con una somma complessiva che ha superato le 400 ore di programmi resi indisponibili alla platea satellitare non dotata di TivùSat. Ora, non vogliamo criticare l'operato di Altroconsumo che ha eseguito un'analisi approfondita (pure troppo... e ora vedremo il perché) della situazione, ma precisare ancora una volta - dopo il nostro primissimo VENERDÌTORIALE - che tutto questo non è un problema nuovo, anzi vecchissimo!
La Rai, così come i canali Mediaset, ha sempre codificato sul satellite i programmi di cui non aveva i diritti esteri, ma nessuno negli anni passati si era mai lamentato di questa situazione, anche perché c'è ben poco da fare. Una soluzione era stata trovata a livello commerciale quando la tv di stato aveva reso disponibile la visione integrale dei suoi programmi prima agli abbonati Tele+ e poi a quelli di Sky, fino appunto allo scorso 31 luglio, contemporaneamente alla partenza di TivùSat, chiamata proprio a risolvere questo annoso problema.
Sì, perché il problema era proprio quell'accordo di una tv pubblica con una tv a pagamento, quasi a sconfessare l'annuale canone che ogni cittadino dotato di televisore è chiamato a pagare. Per vedere i programmi pregiati sul satellite era necessario pagare un altro abbonamento, ad un'azienda privata, solo perché non c'era alternativa. Ora invece questa si chiama TivùSat, il cui unico costo non ha vincoli annuali, né canoni mensili, ma solo un prezzo d'accesso che per ora comprende anche il decoder e che da gennaio - per la felicità di Adiconsum - invece potrà essere ridotto acquistando solo la smart card e la sua CAM.
Tornando a parlare dei criptaggi, ieri sul sito dell'Espresso sono apparsi i dettagli dell'analisi di Altroconsumo, con tutte le indicazioni dei programmi codificati e delle loro durate. Potete consultarle collegandovi a questo indirizzo: http://speciali.espresso.repubblica.it/popup/rai/.
Quello che si nota subito è che ci sono programmi criptati per errori tecnici e a cui si è subito posto rimedio: basti osservare tutti quei titoli con durate di pochi secondi o pochi minuti, tra cui anche i telegiornali che NON rientrano tra i programmi oggetto di criptaggio.
Altra domanda da porsi è la seguente: quali di questi programmi criptati sono effettivamente annoverabili tra quelli di servizio pubblico? Nessuno dei programmi che settimanalmente annunciamo come criptati è una produzione Rai o un programma d'approfondimento giornalistico (fanno eccezione gli studi calcistici coperti anche quelli da diritti, vedi ad esempio 90° Minuto Champions). Se ci si lamenta perché i soldi del canone vengono spesi in programmi non disponibili a tutti gli italiani, questa "accusa" è presto contraddetta, anche dalla lista pubblicata da "L'Espresso".
In ultimi analisi, bisogna pure considerare che le 413 ore, 18 minuti e 48 secondi di programmi criptati "scoperti" da Altroconsumo sono da rapportare ai 62 giorni del periodo di rilevazione, ai 3 canali presi in esame e alla loro programmazione 24 ore su 24. Ragion per cui l'incidenza del blackout è da considerare su un totale di 4.464 ore, ovvero il 9,25% sull'intera programmazione. E se si pensa che i ricavi da canone (dal bilancio Rai 2008) ammontano a circa 1 miliardo e 600 milioni di euro, e che solo 571 milioni sono stati gli investimenti in programmi, ben si coglie l'incosistenza - a nostro avviso - di questa azione di protesta.
Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
per "Digital-Sat.it"
