C'è attesa per il prossimo 2 febbraio, data in cui Sky Italia renderà noti i risultati del trimestre ottobre-dicembre 2010, il secondo dell'anno fiscale 2011. In un articolo a firma di Claudio Plazzotta, su Italia Oggi, si prospetta una situazione non troppo rosea per la piattaforma satellitare del gruppo News Corp: nei primi nove mesi dello scorso anno, si è registrato un calo del 38% sul reddito operativo, mentre da giugno 2009 allo stesso mese del 2010, il passivo è del 41,4%. Il trend indica un respiro di sollievo per i dati attesi la prossima settimana, vista la leggera crescita registrata dal numero degli abbonati, vicino a quota 4,9 milioni.
L'anno non inizia comunque nel migliore dei modi: a peggiorare la situazione ci sono una serie di grane non da poco, come quella legata al famigerato beauty contest, cui Sky dovrebbe partecipare, ma il cui bando slitta di mese in mese. Notizie positive invece sono attese a giorni quando Sky dovrebbe annunciare un importante accordo a livello distributivo . Un fronte caldo è però sicuramente quello del digitale terrestre, dove è rivolto lo sguardo del management di Sky, guidato dall'ad Tom Mockridge: in primo luogo in vista di un allargamento dell'offerta, facendo leva sul canale Cielo (grazie anche al quale si è registrato un rialzo del 20% annuo sui ricavi pubblicitari), sia in senso di concorrenza, vista l'ormai celebre rivalità con Mediaset Premium.
Con la pay di Cologno è guerra aperta: a dicembre abbiamo assistito alla battaglia per i diritti della Champions League, conclusa con una vittoria ai punti per Sky che ha conquistato il pacchetto completo esclusivo, eccezion fatta per la partita italiana del mercoledì; mentre nei giorni scorsi l'annuncio di Premium per due nuovi canali da Discovery e Bbc, partner anche di Sky Italia, con cui ha perso quella serie di rapporti esclusivi. Una tregua si è invece registrata sul fronte dei criptaggi satellitari: nelle liste, pubblicate da Digital-Sat ogni domenica, non vi è più traccia dell'esperimento, testato qualche mese fa, sulla codifica sistematica di programmi di prime-time.
Una situazione, quella del mercato televisivo italiano a pagamento, non semplice, come dimostra la complicata vicenda legata alle sorti di Dahlia Tv, della facoltosa famiglia svedese dei Wallenberg che - conclude Plazzotta nel suo articolo - «dopo aver buttato qualche centinaio di milioni di euro ha preferito salutare tutti e lasciar perdere».
Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
per "Digital-Sat.it"